In un contesto instabile, le OSC italiane continuano a crescere
Le Organizzazioni della Società Civile italiane attive nella cooperazione allo sviluppo e dell’aiuto umanitario presentano oggi i loro dati di trasparenza relativi
all’anno 2024 attraverso il portale Open
Cooperazione, piattaforma che raccoglie da dieci anni i dati di trasparenza
e accountability di oltre 250 tra le più importanti organizzazioni
del settore. I dati, inseriti volontariamente da ONG, Fondazioni ed altri
Enti del Terzo Settore sono stati aggregati da Open Cooperazione e resi
pubblici in tempo reale nel portale opendata attraverso
grafici e info-grafiche.
Dieci anni in crescita costante
Nel 2024 le ONG italiane hanno consolidato il
trend di crescita con un incremento di tre punti percentuali; negli ultimi
dieci anni il valore delle entrate è più che raddoppiato. Un settore
economico nel quale, le sole Organizzazioni della Società Civile, mobilitano
una quantità di risorse economiche e umane paragonabili a importanti filiere
produttive del nostro paese. Il loro valore economico infatti è di oltre 1,4
miliardi di euro, equivalente a settori produttivi come quello dei vini
spumanti, del gelato italiano o dei mobili e arredo di design.
Progetti in 129 Paesi, ma quasi uno su due è in
Africa
Le organizzazioni italiane sono attive in 129
paesi del mondo con quasi 6000 progetti implementati (più 4% rispetto
al 2023). Educazione, Emergenza, Aiuto Umanitario e Salute restano gli
ambiti di intervento principali delle organizzazioni. All’estero si conferma
il primato dei paesi africani (48% dei progetti), molti dei quali sono tra
i paesi prioritari del Piano Mattei per l’Africa che il governo italiano ha varato
nel 2023. Mozambico, Etiopia, Kenya e Uganda sono i paesi dove le
ONG realizzano più attività (793 progetti). Si conferma anche l’incremento di
iniziative nei contesti di conflitto: 114 progetti per la
popolazione dell’Ucraina, 176 progetti a sostegno della popolazione della
Palestina, 146 in Libano messo in campo da oltre 50 organizzazioni.
La cooperazione a casa nostra
Le OSC consolidano anche la loro attività in Italia,
paese dove viene realizzato il numero più alto di progetti. Sono più di 1000
quelli realizzati nel 2024 da 92 organizzazioni. Un trend che conferma una
visione sempre più universale della cooperazione, in linea con gli obiettivi di
sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. L’attività in Italia è cresciuta del 40%
negli ultimi cinque anni in particolare sui temi della povertà educativa, dell’assistenza ai
rifugiati e delle nuove
povertà.

Crescono le big del settore
Nella visualizzazione dei dati
aggregati da Open Cooperazione è possibile navigare la mappa dei
progetti implementati dalle OSC nei diversi paesi visualizzando il
dettaglio delle organizzazioni e il numero dei progetti paese per paese.
Come ogni anno sono state stilate le classifiche delle ONG e
i trend pluriennali calcolati sui dati dell’ultimo triennio. Save the Children, Fondazione AVSI, Intersos, Medici Senza
Frontiere, COOPI, Emergency, Comitato Italiano per l’UNICEF, WeWorld, Medici
con l’Africa e ActionAid si confermano le prime
dieci organizzazioni italiane sulla base dei loro bilanci delle entrate
che in molti casi riportano incrementi a doppia cifra. Oggi più
del 80% delle entrate economiche del settore sono realizzate dalle
prime 20 organizzazioni italiane, una percentuale in costante crescita
da quando, nel 2014, Open Cooperazione ha iniziato a raccogliere i dati di
trasparenza delle ONG italiane.
La quiete prima della tempesta?
Mai come quest’anno i dati positivi che registriamo dalle più
importanti organizzazioni del settore vanno contestualizzati -
osserva Elias Gerovasi, curatore del progetto Open Cooperazione. “Negli
ultimi 12 mesi, infatti, diversi paesi donatori hanno ridotto in modo
significativo i loro stanziamenti per la cooperazione internazionale e l’aiuto
umanitario sull’onda di priorità politiche nazionali che spostano
l’attenzione su sicurezza, difesa dei confini e gestione della migrazione a
discapito dell’aiuto allo sviluppo. Questa tendenza è stata ulteriormente
accelerata dalle misure shock attuate dall’amministrazione
americana nei primi mesi del 2025 con il disimpegno da diversi fondi
multilaterali e la chiusura di USAID. I numeri che presentiamo oggi mostrano
una certa resilienza del settore alla diminuzione dei fondi istituzionali, ma
solo a partire dall’anno prossimo si potranno vedere le conseguenze reali di
quanto sta accadendo a livello internazionale”.
L’impegno dell’Italia tra Piano Mattei e legge di
bilancio
Nel caso della Cooperazione Italiana, il sostanziale
mantenimento del livello complessivo dei fondi per la cooperazione allo
sviluppo che emerge dalla bozza della Legge di Bilancio 2026 è
senz’altro apprezzabile e in controtendenza rispetto ai tagli adottati da molti
donatori internazionali - osserva Sandro De Luca, Presidente di Link2007.
“Le organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale leggono però
con preoccupazione l’assetto delle risorse destinate alla cooperazione italiana
allo sviluppo. Fondi apparentemente stabili dovrebbero garantire impegni che
negli ultimi anni sono aumentati in modo significativo con l’ampliamento dei paesi
prioritari per la Cooperazione Italiana (da 18 a 31) e l’investimento
strategico legato al Piano Mattei.
Notiamo poi un significativo definanziamento delle risorse assegnate
all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che rappresenta il
principale strumento di cui il "Sistema Italia" si è dotato con la
legge 125 per tradurre in opera le politiche di cooperazione. Il rischio è
quello di compromettere la concentrazione e l’efficacia degli interventi. Si
tratta di garantire coerenza delle ambizioni strategiche e di impatto e risorse
effettivamente disponibili, assicurando continuità e prevedibilità all’azione
della cooperazione italiana”.
Il Piano Mattei, quale iniziativa di
politica estera, sta generando un movimento nuovo in Italia e nei paesi partner:
ha liberato energie, progettualità e permesso di avviare nuove partnership in
tutti i Paesi africani dove opera la Cooperazione italiana - rileva Giampaolo
Silvestri, Segretario Generale di Fondazione AVSI. “Soprattutto sta promuovendo
una modalità di lavoro che permetterà alle organizzazioni come le nostre di continuare
a lavorare al meglio: favorisce l’iniziativa, apre alla possibilità di negoziare
le progettualità con i donatori scalando progetti riusciti, premia le alleanze
con altre OSC complementari e con le imprese, le università, per coprogrammare
e avere alto impatto. Le
OSC oltre ad essere portatrici di buone pratiche, sono attori economici che
contribuiscono in modo concreto allo sviluppo del Paese”.
Da dove arrivano le risorse delle ONG
Sostanzialmente stabile rispetto agli anni
precedenti la composizione delle entrate, per le OSC il rapporto
tra fra fondi pubblici e fondi privati si attesta rispettivamente a
quota 58% e 42%. I fondi pubblici alle ONG arrivano dai
cosiddetti finanziatori istituzionali, il 37% dall’Agenzia italiana per la
Cooperazione AICS e dal MAECI, un altro 33% dall’Unione Europea (UE+Echo), poco
più del 15% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata e il
restante 14% da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni
internazionali
Si evolve invece lo scenario dei fondi
privati. Mentre restano sostanzialmente stabili quelli erogati dalla
Filantropia privata e bancaria (32%), aumentano le entrate da donazioni o
partnership con le aziende dal 35 al 41%. Il canale fiscale del 5×1000
contribuisce per il 21% e le chiese per il 7% circa.
Il dato mostra la crescente capacità delle OSC di diversificare
le fonti di finanziamento, con un ruolo sempre più rilevante delle partnership
con le imprese. Questa evoluzione apre a nuove sinergie tra settore non
profit e privato, con potenziali benefici sistemici.
Le persone che cooperano
Aumentano anche le risorse
umane impiegate nel settore in Italia e all’estero con quasi 29
mila operatori e operatrici (53% uomini e 47% donne). Un patrimonio di persone
fortemente motivate che cresce del 7% rispetto al 2023 e che negli ultimi dieci
anni si è più che duplicato. A questa comunità si aggiunge poi il
preziosissimo contributo del lavoro volontario. I volontari attivi e i
volontari in Servizio Civile che hanno operato per le ONG nel 2024 sono
cresciuti rispettivamente del 5% del 35% rispetto all’anno precedente.

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2024
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organizzazioni
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organizzazioni
NB: I valori sopra citati si riferiscono ai
dati inseriti nel database di Open Cooperazione relativamente all’anno 2024. I
dati si aggiornano in tempo reale sulla base di quanto viene progressivamente
inserito e pubblicato dalle organizzazioni in maniera autonoma e volontaria. I
dati relativi alle tendenze pluriennali si riferiscono a un campione omogeneo
di organizzazioni che hanno inserito i dati negli ultimi 3 anni (2022-2023-2024).
Tutti i dati citati in questo articolo si riferiscono ai valori presenti sul
portale Open Cooperazione in data 11 novembre 2025.
Martedì 11 Novembre 2025